Mi alzo lentamente, visto che devo fare solo 260 km. Chiedo al gestore dell’albergo com’è il fondo stradale: mi rassicura e mi conferma che la strada per salire al Passo di Irkeštam è scorrevole. La strada s’inerpica in una valle stretta fra le montagne. Il panorama è incantevole, ci sono molte Yurte (tipiche abitazioni dei popoli nomadi locali), cavalli, pecore e mucche. Salgo fino 3900 metri e supero due passi. Poi la svolta, arrivo su un altopiano: bellissimo, mi si apre il cuore! Provo la medesima sensazione di libertà suscitata dal Salar di Uyuni in Bolivia. Dietro alla radura, all’orizzonte, la catena Himalaya con le cime innevate. Spettacolo, non riesco a esprimere l’emozione a parole!

Giungo poi al passo, ma non è il massimo: è come tutti i posti di frontiera, c’è una fila di camion infinita e un mucchio di roulotte abbandonate. Mi trovo un posto un po’ fuori per montare la tenda, ma sembra pericoloso, ci sono un sacco di vetri e pezzi di ferro, temo di bucare. Per fortuna arrivo indenne sul luogo e monto la mia tenda. Faccio un giretto e incontro due cinesi che stanno anche aspettando l’indomani per passare la frontiera con il loro camion. Rientrato in tenda, mi riposo, sistemo le foto e penso a questa bellissima giornata: mi reputo fortunato a poter vivere questa esperienza!