Partiamo prestissimo verso le 6.00, alle 6.30 siamo fuori dalla città che già a quell’ora è trafficata. Arriviamo fino alla città di Dhulinkhel, una trentina di chilometri fuori Kathmandu, dove dobbiamo prendere la strada che ci porta a Bardidas. Il mio navigatore non è il massimo della precisione, allora Franco prende l’iniziativa e si avvia verso una strada che sembra essere la principale. Purtroppo, dopo appena qualche chilometro, la strada diventa stretta e fangosa. Ci avevano detto che non era proprio bellissimo il primo pezzo, ma questo tratto fa veramente pena. Solo fango, strada strettissima.

Ci fermiamo a bere in ‘chai’, tipico tè con caffè che si beve da queste parti, giusto per buttare giù qualcosa di caldo. Piove a dirotto, non faccio foto, anche se il paesaggio non è male, ma al momento ho altro in testa. Alla fine, dopo circa cinquanta chilometri di strada infernale, ci dicono che siamo nel villaggio di Melamchi, in direzione Cina, praticamente nel lato opposto rispetto a dove dobbiamo andare. Sconsolati, giriamo le moto e ci rifacciamo gli stessi cinquanta chilometri al contrario. Ritorniamo alla cittadina di Dhulinkhel e troviamo la strada giusta, abbiamo perso più di due ore e mezzo. La strada che ci porta a Bardidas è asfaltata, ma tortuosa, piena di curve, tornanti e trafficatissima. Per non rischiare di perderci nuovamente chiediamo informazioni ad ogni svolta.

A Bardidas ci fermiamo un attimo a mangiare qualcosa e poi via, l’obiettivo è quello di arrivare ad Inaruwa, una cittadina che dista circa centoquaranta chilometri dal confine dove ci aspetta un amico di Facebook, Genius, che ci dovrebbe ospitare. Arriviamo quando ormai è notte, ma fortunatamente riusciamo a trovare subito la casa del ragazzo, grazie ad un taxista che ci accompagna. Tuttavia dormiamo sul terrazzo, diluvia tutta la notte, per terra, su un telo e una coperta. Io ho le cose bagnate ma devo tenerle addosso perché ho molto freddo.