Verso le 7.30 partiamo alla volta di Pasargase, dove il custode ci fa entrare in moto fin sotto la tomba di Ciro per fare qualche foto. Giungiamo anche a Persepoli, un sito archeologico molto esteso, fra i più importanti al mondo. Incontriamo un signore anziano che dice di essere archeologo e ci racconta che suo padre era a sua volta uno di quegli archeologi che hanno scavato e riportato Persepoli alla sua incantevole bellezza. Purtroppo è una visita fugace, veloce, un sito di tali proporzioni avrebbe meritato una giornata intera, ma io ho un programma e devo rispettarlo. Va bene così!

Fabio ha un problema alla moto, così andiamo da un meccanico, grazie al consiglio dell’archeologo incontrato durante il viaggio. Ormai lo sappiamo: gli iraniani sono brava gente, ma casinisti! Ci fanno girare per mezz’ora per le viuzze del paese, per poi ritrovarci dove eravamo all’inizio. Ormai non ce la prendiamo più, lo sappiamo. Sentiamo il parere di mezzo paese, perché in questi casi è così, non c’è un solo meccanico, sono tutti meccanici e tutti devono dire la loro! Morale, alle 21.00 stiamo ancora aspettando senza cena, senza albergo e con una moto rotta. Fortunatamente un signore di mezza età, di bell’aspetto, con un buon inglese, dice di non preoccuparsi: la moto la possiamo lasciare nel suo negozio e ci ospita a casa sua! È molto gentile, la sera ci mostra un po’ di foto di famiglia e poi ci fa coricare in camera di suo figlio. Io e Fabio ci guardiamo sorpresi, ma contenti: ci rendiamo conto dell’importanza di avere un contatto diretto con le persone del posto, quello che mi ero sempre prefissato e augurato da questo mio viaggio.