Partiamo molto presto, i chilometri da percorrere non sono molti, ma la strada è impegnativa. Per circa 100 km percorriamo una stradina di montagna, molto stretta, ma bella, difficile perché solo curve e tornanti, ma affascinante. Bellissimi paesaggi con coltivazioni di riso e una natura lussureggiante. Mi viene in mente quando ero andato in Ecuador. Molti i camion che percorrono questa piccola strada, ma lasciano volentieri il passo e il viaggio è piacevole. Ci fermiamo su un passo per mangiare qualcosa in uno dei tanti ristoranti tipici “on the road”. Mangio una zuppetta, si chiama “alu” di patate, molto buona. Incrociando la strada principale, a circa 20 km da Kathmandu, una coda di camion continua. La strada è dissestata e i mezzi sono praticamente fermi. È difficile e pericoloso superare, ma non possiamo fare altrimenti.

Arriviamo con molta fatica in città e la cosa che incuriosisce è la moltissima polvere. Mai in nessuna città ho visto cosi tanta polvere. La strada è sterrata, buche e fango. Arriviamo comunque presto in albergo dove ci sta aspettando Fabio, il ragazzo con la vespa con il quale avevo condiviso qualche giorno in Iran.
Sono ormai le 14.00, mangiamo qualcosa e ci sistemiamo in camera. Dopo un breve riposo, la sera si esce a cena tutti insieme.

Ritrovo i miei amici slovacchi con i quali avevo condiviso qualche giorno in Cina e Pakistan. Bello, sono emozionato e felice e anche loro lo sono. Manca Bragno, uno dei sei ragazzi che è dovuto rientrate per motivi di lavoro. Festeggiamo il mio compleanno e mi portano un coltello fatto a mano come regalo. Sono molto contento. Tutto inaspettato. Andiamo poi in discoteca a ballare fino alle tre di notte. Siamo tutti molto stanchi, ma felici. Questo viaggio mi ha regalato un’altra giornata speciale.