Una tappa lunga e faticosa. Lo so, infatti parto prestissimo, alle 6.30 da Samarcanda. La strada non presenta paesaggi belli, anche se i terreni sono tutti coltivati a cotone, belli da vedere. Una decina di posti di blocco disseminati lungo la strada, a tutti mostro passaporto e libretto, mi fanno anche svuotare tutte le borse. Poi le dogane, infinite. A parte aprire tutti i bagagli, in Uzbekistan trovo due signori che impiegano un’ora per capire che il visto è valido. Faccio di tutto per spigarglielo, ma niente, sono convinti che il visto sia scaduto. Per fortuna arriva un militare dopo circa un’ora e spiga ai due polli che il visto è valido: in cinque minuti sono fuori.

In Kirghizistan vado più veloce, non si paga il visto, è gratuito, ma si paga una tassa sulla moto, 7$. Esco dalle due dogane e mi dirigo alla vicinissima Oš e cerco subito un hotel con Wi-Fi.

Lascio con un po’ di amarezza l’Uzbekistan, perché avrei voluto avere qualche giorno in più, ma purtroppo per me la data importante è il 17 luglio: l’ingresso in Cina, non posso avere ritardi. Basta una rottura inattesa, un malessere un po’ forte e il viaggio finisce. Il mio obiettivo è arrivare in Vietnam e farò di tutto per arrivarci.